Sono nata nell’ottobre del 1981 in una grande città del Nord
Italia. Alla scuola materna, nella mia sezione, ero l'unica mancina. Alle
scuole medie stessa situazione. E così anche alle superiori.
Ricordo ancora come se fosse ieri. Liceo linguistico. Quarta
superiore. Prof. di matematica e fisica. Donna ormai rassegnata, consapevole di
essere “sprecata” per insegnare la sua
materia in un liceo linguistico a delle “capre” come noi, allieve senza alcuna
velleità in ambito scientifico.
Con la sua vocina stridula gracchiò: "B. alla lavagna! Ti
interrogo in fisica. Disegnami il campo magnetico".
Avevo il vuoto più assoluto in testa. Presi timidamente in mano
il gesso con la mia mano sinistra e cominciai a disegnare. Non ricordo cosa disegnai, sicuramente non un
campo magnetico.
La professoressa mi fermò,
stizzita: " Certo che voi mancini vedete il mondo il mondo capovolto, come se foste sempre a testa in giù".
Tacque per alcuni
secondi, poi aggiunse: " Anche mio figlio e' così, come te. Vede il mondo
al contrario. Voi mancini siete portati per le materie artistiche. Le altre
prof. mi hanno detto che in arte e in lettere sei così brava. Come è possibile?”.
Poi, tra le labbra, sommessamente, disse: “Poveri voi”, ma io la
sentii.
Alcuni anni fa scoprii che la malcapitata è ora diventata una stimata professoressa
universitaria.
Io invece, per fortuna, ho presto capito che non avrei studiato
matematica e fisica all’Università.
Come mi consigliò lei, e
non solo, mi iscrissi ad una facoltà letteraria ad indirizzo artistico. La
prof. di matematica ci aveva visto giusto.
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